Giovani e accesso al web: un software per lo sviluppo di un rapporto sano
- categorie Blog
Più volte abbiamo parlato di come la tecnologia sia ormai diffusa capillarmente all’interno della vita di ognuno di noi e di come sia importante per la scuola, di ogni ordine e grado, cercare di tenere il passo e digitalizzarsi sempre di più. Per i ragazzi è importante imparare ad apprendere come utilizzare la tecnologia, come reperire e salvare le informazioni in rete ma è altrettanto importante per loro capire come difendersi dalle minacce che navigando si corrono.
Quali sono i rischi legati all’utilizzo massivo del web da parte dei giovani?
I principali fattori di rischio legati alla navigazione in rete sono certamente connessi agli altri utenti che in rete si incontrano. Recenti ricerche hanno evidenziato come sia sempre maggiore il numero di ragazzi che navigano in rete e soprattutto come siano sempre più giovani. Anche per gli adulti esistono rischi connessi alla navigazione in rete ma quando si parla di ragazzi, tanto più se molto giovani, i rischi aumentano notevolmente poiché la tendenza a “fidarsi” degli altri e delle notizie che si leggono è maggiore. Senza contare che l’uso della tecnologia, ed in particolare di giochi e social network, per un tempo prolungato può portare addirittura a dipendenze: dipendenza dai like, ludopatia, gaming ed anche Nomofobia.
Ma qual è il significato di queste parole?
Ludopatia e gaming possono essere inserite in una stessa categoria di disturbi legati alla navigazione ed in particolare sono connessi a tutto ciò che riguarda il gioco online. Esistono ragazzi che pur di non perdere una partita del loro gioco preferito, sfidando una persona che vive dall’altra parte del mondo, restano svegli tutta notte con conseguenze disastrose, a lungo andare, sul rendimento scolastico ed anche sulla salute.
Un’altra forma di dipendenza, a tratti diversa seppur sempre legata alla rete, è la dipendenza dai like: strettamente connessa ai social network fa sì che i ragazzi arrivino a litigare con gli amici e persino togliersi la vita nel momento in cui questi like vengono a mancare. I social network provocano un senso di soddisfazione ed anche di perfezione che possono, a lungo andare, creare dipendenza e minare quelli che sono i rapporti umani interni alla propria vita.
La Nomofobia, come suggerisce il nome, è una fobia, una paura, in particolare è la paura di restare senza dispositivo mobile, quindi, è anche questa una dipendenza per certi aspetti. La No Mobile Phone Fobia (Nomofobia) rappresenta, per chi ne soffre, la paura di sentirsi esclusi dal mondo ma non il mondo reale fatto di persone in carne ed ossa, quanto il mondo social, il mondo di tutto ciò che è irreale – o quantomeno fittizio.
La pandemia ha accelerato, in alcuni ragazzi, quel processo di isolamento dal mondo, dalle relazioni interpersonali che può portare, nei casi più estremi, ad isolarsi addirittura dal mondo esterno e dalla luce del sole. Questa condizione viene chiamata “Sindrome di Hikikomori” termine che deriva dal giapponese hiku (tirarsi indietro) e komoru (ritirarsi). Ed è una sindrome caratterizzata principalmente dalla mancanza di attrazione per tutto ciò che è al di fuori delle mura domestiche e quindi la maggior parte delle relazioni interpersonali, per esempio, avviene attraverso il web.
Queste sono solamente alcune delle problematiche che riguardano i giovani e la navigazione nel web, senza considerare tutto ciò che sfocia nel cyberbullismo, nelle molestie, nel deep web (tutta quella parte del web che non è facilmente reperibile da una ricerca su Google, puoi trovare un approfondimento qui: Deep Web e Dark Web) e molto altro. L’ambiente di internet e della navigazione nel web è un ambiente articolato e costellato da molte insidie, tra cui le più frequenti sono le fake news e le truffe. Se difendersi da queste due ultime categorie è relativamente facile, alle volte, prevenire tutte le altre può essere molto complesso.
Come un software può aiutare a prevenire queste problematiche e/o patologie?
La tecnologia può venire in aiuto di genitori e insegnanti nel proteggere i ragazzi, guidarli nel comprendere quali sono i pericoli che corrono in rete e, perché no, consentire loro di avere spazio nella propria vita anche per relazioni personali de visu. Alla base di tutto, ovviamente, c’è l’educazione che famiglie e scuola devono ogni giorno cercare di trasmettere ai ragazzi invogliandoli a parlare anche dei problemi che possono incontrare online ma insegnanti e genitori non possono essere ovunque a qualsiasi ora del giorno e della notte controllando quello che i ragazzi fanno.
Eppure, la tecnologia può fare sì che insegnanti e genitori siano più sereni e tranquilli nell’operare ogni giorno come educatori, certi che dei dispositivi non venga fatto un utilizzo non consono e che i ragazzi siano protetti da tutto quello che si può trovare in rete. Ciò è più facile che accendere un tablet e poi, come dice il detto: prevenire è meglio che curare!
Esistono software, che vengono definiti MDM (Mobile Device Management) che permettono di fare tutto questo creando liste di siti web vietati, per esempio, e potendo gestire da remoto lo spegnimento dei dispositivi così che, in determinate ore della giornata durante le quali magari non è possibile la supervisione di un adulto, i dispositivi non possano essere utilizzati. Ma questo è solamente uno degli esempi che si potrebbero fare e gli sviluppatori di uno di questi prodotti avevano già affrontato il problema dell’utilizzo eccessivo dei dispositivi mobili nel giugno del 2020 quando i ragazzi dovevano ancora affrontare due anni di pandemia, di isolamento forzato e di didattica a distanza, due anni durante i quali queste tematiche non hanno fatto altro che ampliarsi in conseguenza all’incremento esponenziale dell’utilizzo dei dispositivi mobili (puoi leggere l’articolo qui: Dipendenza da videogame e social)
Conclusioni
Come adulti non si può pretendere che un ragazzo impari in autonomia cos’è bene e cos’è male, che sappia districarsi nella giungla che l’internet, dobbiamo dar loro modo di conoscere questo ambiente a piccoli passi ed in modo guidato lasciando, sì, che esplori il mondo virtuale ma senza lasciare che si allontani mai troppo da quello che secondo noi è la zona di sicurezza. Lascereste mai che un bambino entri in acqua al mare sapendo che a due metri dalla riva il fondale scende a picco raggiungendo profondità notevoli? Allo stesso modo dobbiamo accompagnare i ragazzi all’interno del mare del web facendo sì che imparino piano piano a muoversi in autonomia riconoscendo i pericoli e sapendosi difendere di conseguenza.
Quanto è stato utile questo post?
Fai clic su una stella per votarla!
Voto medio / 5. Conteggio voti:
Messaggio precedente