Intuizioni, invenzioni e creatività: quando la tecnologia è donna
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L’Era delle donne nella tecnologia è iniziata ormai diverso tempo fa, eppure, indipendentemente dalla cultura o dalla zona geografica in cui esse vivono, ancora oggi trovano difficoltà ad esprimere sé stesse. C’è la costante necessità di dimostrare che sono in grado di sviluppare nuove tecnologie e nuovi metodi, come se fosse una cosa rara ed eccezionale.
È possibile provare ad invertire la rotta di pensiero partendo dall’insegnamento che può essere trasmesso tra i banchi di scuola. Nel momento in cui si dimostra a bambini e bambine che tutti, in egual modo, possono riuscire a raggiungere gli obiettivi dati, si ha modo di fare un passo avanti verso la completa parità. Attivando meccanismi ormai diffusissimi di learning-by-doing e cooperative learning è possibile fare in modo che i ragazzi imparino che sia i maschi che le femmine apprendono nello stesso modo, con gli stessi vantaggi e gli stessi svantaggi. Attitudine allo studio, capacità logiche e linguistiche non fanno distinzione, infatti, tra maschi e femmine così come non la fanno la dislessia, discalculia e disgrafia (giusto per citare alcune delle problematiche che un ragazzo può incontrare tra i banchi di scuola).
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Nell’ambito della tecnologia e dell’informatica le donne, nel corso della storia, hanno dato un preziosissimo contributo anche se molto spesso non è noto ai più. In rete e nei libri di storia si trovano innumerevoli esempi di come le donne, in ogni epoca, abbiano ricoperto un ruolo fondamentale in vari ambiti tecnologici. Proviamo a conoscere più da vicino alcune di queste figure che si sono applicate negli ambiti più disparati.
Stanca di vedere il personale di servizio in casa sua rompere piatti e bicchieri mentre venivano lavati, ideò la lavastoviglie. Era una macchina dotata di una ruota posizionata all’interno di una caldaia di rame, all’interno di questa caldaia la ruota girava ed acqua calda mista a sapone pioveva sulle stoviglie. La tecnologia, attraverso i secoli, si è sicuramente evoluta e perfezionata ma quello che Josephine aveva intuito è ancora alla base di ogni lavastoviglie nelle nostre case dopo più di 130 anni.
Durante un viaggio a New York, notò che l’autista del tram su cui stava viaggiando teneva i finestrini aperti per pulire manualmente il parabrezza dalla neve quando questa non gli consentiva più di vedere la strada. Tornò a casa e brevettò il tergicristallo manuale, che consisteva in una leva interna all’auto che muoveva, a sua volta, una stecca di gomma all’esterno del parabrezza tenendolo, in questo modo, pulito. In realtà anche il tergicristallo automatico fu inventato da una donna, Charlotte Bridgwood, che nel 1917 depositò il brevetto della sua invenzione. Tuttavia, sia l’invenzione della prima che quella della seconda non ottennero successo commerciale, in controtendenza con il mondo attuale in cui tutti i mezzi di trasporto sono dotati di tergicristalli.
Inventò la prima lavatrice elettrica, in questo modo le donne non dovevano più muovere manualmente un cestello pieno di panni e acqua che risultava, per questo, molto pesante. Il suo prototipo aveva un solo difetto: il motore che muoveva il cestello non era ben isolato e quindi il contatto con l’acqua creava diversi problemi di utilizzo.
Ebbe un ruolo primario nella progettazione del COBOL, un linguaggio di programmazione ancora in uso oggi; è anche famosa per aver diffuso il termine, oggi tanto noto in ambito informatico e non, di “bug”. Faceva parte dei ranghi della Marina Militare statunitense, dove svolse un ruolo importante nella standardizzazione del linguaggio di computer militari, fu congedata nel 1986 con il grado di contrammiraglio.
Brevettò il kevlar, materiale indispensabile nella produzione dei giubbotti antiproiettile. Nel corso dei suoi 40 anni di ricerca ha depositato tra i 17 e i 28 brevetti ed è stata la quarta donna a ricevere un riconoscimento da parte del National Inventors Hall of Fame.
Vissuta nella prima metà dell’800 e figlia del ben noto Lord Byron è stata una famosa matematica inglese nota per il suo lavoro con la macchina ideata da Babbage. È considerata l’ideatrice del primo algoritmo che poteva essere elaborato dalla macchina di Babbage per generare i numeri di Bernoulli. Porta il suo nome il linguaggio di programmazione Ada sviluppato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Furono le programmatrici dell’ENIAC il primo computer della storia, inaugurato il 16 febbraio 1946 e lo fecero senza manuali o insegnanti a loro disposizione: da autodidatte. «Quando vennero chiamate a impostare quest’enorme macchina, nessuno sapeva cosa fare. Loro ci sono riuscite senza avere dei modelli di riferimento e hanno fatto cose incredibili».
Queste sono solamente alcune nelle invenzioni femminili degli ultimi secoli e, probabilmente, per numero sono molto inferiori alle invenzioni maschili, tuttavia, ci danno modo di comprendere come il fatto di poter inventare o meno qualcosa non dipenda dal sesso dell’ideatore ma dalla perseveranza che lo stesso impiega nel voler raggiungere il proprio obiettivo anche difronte ad un errore. Come il lasciarsi guidare dall’intuizione possa portare a risultati eclatanti. Il comune denominatore tra queste donne, e gli uomini, che nel corso della storia hanno progettato e inventato qualcosa è sempre stato il medesimo: individuare un problema e quindi cercare una soluzione.
Anche se lontano da quella che comunemente è riconosciuta come la giornata dedicata alle donne, abbiamo deciso di celebrare coloro le quali hanno perseverato e sono rimaste nei libri di storia a dimostrazione che donne e uomini hanno le stesse possibilità.
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