La parola “multitasking” è una parola di origine informatica che poi ha trovato largo impiego nel gergo quotidiano riferendosi alla capacità, delle persone, di eseguire più azioni diverse tra loro nello stesso momento.
Allo stesso modo, in ambito prettamente informatico, è la capacità di un software di eseguire più programmi contemporaneamente, in modo parallelo tra loro in un contesto in cui, sostanzialmente, entrambi i programmi hanno la medesima “importanza” per la CPU.
I primi sistemi operativi ad uscire sul mercato con multitasking sono stati Minix (sistema operativo presente negli anni ottanta e primi anni novanta su computer fino alla serie Pentium), Xeninx (versione del sistema operativo Unix sviluppata da Microsoft nel 1979) e OS-9 (famiglia di sistemi operativi sviluppati negli anni 80 per Motorola).
La possibilità di sfruttare la tecnologia multitasking consente ai sistemi operativi di mandare in esecuzione più applicazioni contemporaneamente, questa capacità comporta un utilizzo maggiore della memoria che può portare, a sua volta, a sovraccarichi del dispositivo essendo la memoria una risorsa limitata.
Il sistema, per sopperire a questa problematica, adotta dei meccanismi autonomi di interruzione di alcune applicazioni in uso liberando così spazio nella memoria che può essere reimpiegato nell’esecuzione di altre applicazioni.
Le applicazioni e funzioni da terminare vengono scelte a seconda del livello di priorità associato ad ognuna, se due applicazioni hanno uguale priorità il sistema concluderà prima quella rimasta in background per più tempo e poi proseguirà con la successiva.
Non possiamo quindi chiedere ad un computer di fare due cose alla volta aspettandoci equità nello svolgimento di entrambe.