Quando si parla di “educazione” si pensa immediatamente a tutto ciò che riguarda la sfera del comportamento, tutto ciò che si apprende a scuola, eppure esiste anche un’educazione emotiva. Ma cosa significa? Questo termine riguarda tutto ciò che è inerente alle emozioni e l’importanza che esse hanno nella crescita e nell’apprendimento dei bambini.
Come insegnare a bambini e ragazzi a riconoscere e interpretare le proprie emozioni
Il primo e più diffuso metodo per mettere a confronto i bambini con molte emozioni diverse è quello di raccontar loro delle storie. Quando si raccontano delle storie si mettono in scena, infatti, delle emozioni e ascoltandole spesso le riadattiamo e le facciamo diventare nostre. In questo processo impariamo a conoscere le diverse emozioni, anche quelle che non abbiamo mai vissuto “realmente”. In verità quando si racconta o si ascolta una storia si mette in atto un processo molto più ampio all’interno del quale:
- Si comprende cosa significa per noi quella storia, ne facciamo un’analisi accurata pensando a cosa ha scatenato in noi andando ad applicare una interpretazione corretta dei segnali comportamentali
- Trasmettiamo il nostro significato, quando ne parliamo con qualcun altro o raccontiamo cosa rappresenta per noi, trasformiamo la storia in qualcosa di reale
- Possiamo vedere cosa produce negli altri e in noi quella storia, abbiamo un riscontro di quelle che sono le nostre emozioni sugli altri sviluppando una intelligenza interpersonale e intra-personale
- Possiamo replicarlo quasi all’infinito cambiando contesto, personaggi, storia
Perché è fondamentale nell’individuo l’educazione emotiva
Molto spesso l’ambito emozionale è lasciato in disparte, su esso prevalgono le materie canoniche nella convinzione, forse, che le emozioni abbiano meno importanza rispetto al resto. Eppure, l’essere umano è un costante insieme di emozioni che si susseguono talvolta consciamente altre volte in modo talmente tanto rapido da non comprenderne realmente il senso. Un’educazione completa dovrebbe portare, tra le altre cose, anche alla consapevolezza di sé, all’empatia ed alla solidarietà: tutte caratteristiche che rientrano nel corretto sviluppo dell’intelligenza emotiva dei bambini e dei ragazzi.
Il processo dovrebbe, innanzitutto, partire dalla capacità di riconoscere e interpretare le proprie emozioni, questo consente dapprima ai bambini e poi agli adolescenti di contenere in modo più efficace le emozioni negative che, talvolta, possono provare. Come parlare di educazione affettiva senza trascurare il ruolo della ragione ma, al contempo, mettendo al centro le emozioni?
Cosa dicono le neuroscienze
Il modello delle emozioni a due fasi (la prima fase coinvolge un movimento istintivo mentre la seconda è mediata dalla ragione) ha trovato più di una conferma nelle neuroscienze.
Gli studi sulle reti neurali, infatti, mostrano che nei fenomeni emozionali entra in gioco un doppio circuito neurale (Ledoux, Il cervello emotivo, 1999): il primo è rapido e diretto, e va dai centri subcorticali (talamo e amigdala) alla corteccia e rappresenta, appunto, la via delle emozioni più istintivo e – come diremmo da profani delle neuroscienze – di pancia; il secondo è indiretto e più lento facendo rimbalzare lo stimolo dai centri subcorticali alla corteccia e da qui nuovamente ai centri subcorticali (Baldacci, Trattato di pedagogia generale, 2012), ed è qui che entra in gioco la razionalità, il ragionamento che lentamente ci fa prendere coscienza di quello che stiamo provando.
Sul primo stadio difficilmente si può agire, essendo coinvolte le emozioni è qualcosa di ben poco controllabile e l’unica cosa che si può fare è accompagnare i bambini e i ragazzi nella presa di coscienza delle diverse emozioni che provano di volta in volta in modo da saperle riconoscere quando si ripresenteranno. È possibile al contrario agire sul secondo stadio, laddove entra in gioco la ragione, in questa fase i bambini possono imparare che alcune emozioni sono controllabili, modificabili e perfettamente gestibili. Si impara quindi ad esprimere un pensiero ed un’emozione nel modo corretto senza prevaricare l’altro ascoltando al contempo cosa i compagni hanno da dire a riguardo.
In conclusione
Possiamo quindi affermare che è assolutamente importante guidare i bambini affinché imparino a conoscere le proprie emozioni, così che possano diventare pienamente consapevoli di sé stessi. Un bambino, o un ragazzo, consapevole di quello che prova sarà naturalmente portato ad essere empatico verso il prossimo e meglio disposto ad accettare l’altro.