Ogni giorno si parla di inclusione a scuola ma i bambini e i ragazzi frequentano una scuola realmente inclusiva? Possiamo, in qualche modo, aiutare i ragazzi a crescere, collaborare e fare in modo che nessuno resti indietro?
Inclusione deriva dal latino inclusio e, letteralmente, riporta al significato di inserire in una serie, in un tutto. Già solamente leggendo, quindi, la definizione potremmo dire che una scuola inclusiva è una scuola che include tutti i propri studenti in un tutt’uno senza differenze.
Ma chi sono gli studenti che più hanno necessità di avere accesso ad una scuola inclusiva? Sono tutti quegli studenti che hanno Bisogni Educativi Speciali (BES) ma anche gli studenti che, molto più semplicemente, hanno un carattere timido ed introverso e che quindi faticano a relazionarsi con gli altri; sono quegli studenti che non parlano la nostra lingua perché appena arrivati in Italia e per i quali, di conseguenza, è complicato farsi capire. Possiamo, quindi, dire che prevalentemente coloro i quali hanno più necessità di supporto sono coloro che hanno qualche forma di difficoltà sia essa lieve o più accentuata.
Importante, da questo punto di vista, è la legge n. 170 del 8 ottobre 2010 che stabilisce che “è compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi idonei ad individuare casi sospetti di DSA tra gli studenti”.
Chi sono i DSA?
Vengono definiti DSA gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento tra di loro rientrano i ragazzi affetti da dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Questi disturbi sono specifici poiché interessano esclusivamente alcuni processi di apprendimento, evolutivi poiché si manifestano nell’età dell’apprendimento durante la quale il bambino mostra difficoltà in un particolare campo (i DSA non subentrano come conseguenza di un trauma o blocchi psicologici, per esempio) e hanno un’origine neurobiologica.
Non sarà compito della scuola solamente l’individuazione dei casi sospetti di DSA ma anche promuovere l’integrazione sociale attraverso l’istruzione così come stabilito dalla legge 104/92 “l’istruzione deve essere un diritto tutelato a partire dalla scuola dell’infanzia fino all’università” garantendo, inoltre, tutela anche ai famigliari.
Qualche dato
Il ruolo della scuola, e quindi degli insegnanti, è un ruolo fondamentale e centrale sia per gli studenti che per le famiglie soprattutto in virtù del numero di studenti con DSA che rappresentano il 4,9% del totale degli studenti sul territorio nazionale pari a 298.114 ragazzi e ragazze frequentanti scuole statali e non dal terzo anno delle scuole primarie alle secondarie di secondo grado (dati relativi all’anno scolastico 2018/2019).
Con una suddivisione sul territorio così ripartita:
Si può notare come nel Mezzogiorno la percentuale sia nettamente inferiore sia alla media italiana, sia alle restanti aree del territorio. Questo, purtroppo, potrebbe essere dovuto a una minor diagnosi e conseguente trattamento dei casi.
Tra i disturbi più comuni inclusi all’interno dei DSA, troviamo: dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia.
Cosa può fare la scuola
La domanda che, quasi sicuramente, ogni insegnante o dirigente scolastico si è posto è: cosa può fare la scuola per aiutare questi ragazzi a sentirsi parte del tutto? Cosa posso fare io per dare una mano ed un supporto concreto a questi studenti? Le risposte, in realtà, possono essere molteplici. Quello che è certo è che qualsiasi azione parte dalla sensibilizzazione dei ragazzi stessi, parte dall’educare i ragazzi ad essere “accoglienti” nei confronti di chi mostra qualche difficoltà (di apprendimento, motoria, sensoriale etc)
Un’altra cosa certa, che molti studi hanno evidenziato, è che la robotica educativa può essere un valido strumento a sostegno di questo percorso di inclusione. La robotica educativa favorisce, infatti, tutti quei processi che coinvolgono il learning-by-doing all’interno del quale il gioco diventa l’elemento fondamentale per l’apprendimento e la tecnologia assume il ruolo di mediatore. In questo modo si vanno a sviluppare le funzioni cognitive agendo al contempo su memoria, attenzione, abilità visuo-spaziali, problem solving ma anche su aspetti emozionali (va a ridurre, per esempio, l’ansietà infantile), comportamentali e relazionali. Con la robotica educativa si va a modificare il processo di apprendimento attivando meccanismi per i quali:
- l’errore diventa necessario, non è più uno sbaglio ma diventa l’opportunità per imparare; commettendo un errore i ragazzi hanno lo stimolo a correggerlo da soli per raggiungere il loro obiettivo
- l’apprendimento diventa divertente poiché sfrutta il gioco, efficace poiché i ragazzi divertendosi imparano prima e in modo più stimolante per la mente ma anche permanente poiché i concetti appresi in questo modo entrano in profondità nella mente
- ogni studente impara attraverso una propria strategia e metodologia del tutto individuale e personale
- sfruttano al massimo la collaborazione tra gli studenti, collaborando ed aiutandosi imparano l’uno dall’altro
Sfruttando questi meccanismi e le caratteristiche peculiari della robotica educativa anche gli alunni con difficoltà o deficit sono posti nella condizione di poter apprendere in modo efficace ma soprattutto al pari di tutti gli altri. In questo modo loro impiegano il 100% del loro potenziale ed entrano realmente a far parte del gruppo poiché possono partecipare attivamente a tutte le attività e progetti svolti in classe e riescono a raggiungere gli obbiettivi esattamente al pari di tutti gli altri.
La robotica educativa permette, inoltre, di lavorare allo stesso modo con le materie più diverse: oltre ad avere una scuola inclusiva avremo anche una scuola con approccio multidisciplinare!
Frequentare una scuola inclusiva non è, quindi, solo un desiderio di tutti quei ragazzi con necessità particolari, degli insegnanti che ogni giorno faticano a condurre lezioni capaci di coinvolgere l’intera classe e dei genitori che vedono i loro figli esclusi ma, con il giusto approccio diventa una realtà.