Breve storia della robotica
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La storia della robotica è molto meno recente rispetto a quanto si possa pensare, il termine “robot” nasce infatti nel 1920 ad opera di uno scrittore ceco Karel Čapek. Robot deriva da “robota” che nelle lingue slave significa “lavoro”, Čapek lo utilizza però per la prima volta nell’accezione attuale di “macchina autonoma” all’interno del suo racconto “I robot universali di Rossum”.
Come e quando sono nati i primi robot?
Dobbiamo andare ancora più indietro nel tempo per trovare le prime tracce di macchine più o meno autonome: Erone d’Alessandria, nel I secolo a.C. progettò delle macchine – alcune delle quali in grado parlare – e un braccio mobile. Invenzioni che sicuramente non si penserebbe di trovare in quell’epoca eppure anche Aristotele, che non fu solamente un filosofo, parlò di automi sostenendo come potessero essere impiegati per lo svolgimento dei lavori più pesanti e degradanti, liberando così gli uomini di questo fardello. L’ingegnere e inventore Al-Jazari progettò e realizzò, invece, diversi dispositivi meccanici e robot, tra i quali utensili da cucina, strumenti musicali automatici e il primo dei robot umanoidi programmabili. Tra le sue invenzioni, una barca con quattro musicisti robotici in grado di suonare strumenti a percussione e a fiato.
Quali sono le prime macchine identificabili come robot?
Il primo progetto documentato di un automa è firmato da Leonardo da Vinci e risale al 1495. Appunti scoperti nel Codice Atlantico, e in piccoli taccuini tascabili, mostrano disegni dettagliati di un cavaliere meccanico in armatura, che era apparentemente in grado di alzarsi in piedi, agitare le braccia e muovere la testa e la mascella. Non avremo mai conferma di tutto ciò in quanto appunto restò solamente un progetto su carta, ma indubbiamente nella mente ingegnosa di Leonardo esisteva uno strumento funzionante e va quindi attribuito a lui.
Nel corso dei secoli sono state poi diverse le testimonianze e realizzazioni in questo senso, risale all’inizio del XVII secolo The Cittern Player, un bellissimo robot dalle sembianze femminili realizzato da un artigiano spagnolo. Il corpo, la testa, le mani e la gambe sono in legno, mentre il meccanismo che permette il movimento è in ferro.
Il francese Jacques de Vaucanson fu il maggior rappresentante della robotica del XVIII secolo. I suoi lavori divennero famosi in tutto il mondo e fu lui, nel 1738, a creare il primo androide funzionante. Particolarmente nota è l’anatra meccanica con le ali – composte da oltre 400 pezzi – in grado di muoversi, mangiare ed espletare le proprie funzioni fisiologiche il tutto in modo assolutamente simile a quanto accade in natura. Se ci pensiamo ancora oggi, tra i giocattoli per bambini, esistono tecnologie di questo tipo in grado di simulare il comportamento naturale di bambini e animali in ogni fase.
Nel 1774, grazie allo svizzero Pierre Jacquet-Droz, inventore anche degli orologi da polso, fu possibile ammirare The Scribe, robot che rappresentava un bambino di circa tre anni in grado di scrivere, tra le sue particolarità, vi erano i movimenti naturali e gli occhi che seguivano il testo durante la scrittura.
Un altro importante esempio di robot è la tigre di Tippoo, dal forte impatto visivo. Risale al 1795 e venne realizzata in India per il sultano del Tippoo, il cui soprannome era “La tigre di Mysore”. La tigre robotica è rappresentata mentre si avventa sulla gola di un soldato inglese che, una volta attivato il meccanismo, emana un suono simile a un pianto.
Arriviamo quindi al XX secolo con Eric, il primo robot britannico, costruito nel 1928 dal veterano della Prima Guerra Mondiale il Capitano William Richards e l’ingegnere aeronautico Alan Reffell. Fu costruito per aprire la mostra della Society of Model Engineers alla Royal Horticultural Hall di Londra nel 1928. Dopo la cancellazione della partecipazione di Giorgio VI (allora duca di York) l’esasperato Richards, segretario della mostra, suggerì di creare un uomo di latta che prendesse il posto del duca. All’inaugurazione dell’evento, Eric si alzò in piedi, si inchinò e fece un discorso di benvenuto di quattro minuti. Sicuramente questa fu, anche se un po’ irriverente, la prima partecipazione attiva di un robot alla vita sociale dell’era moderna.
Da quel momento in poi l’evoluzione dei robot fu davvero rapida arrivando a coinvolgere anche la rivoluzione industriale nell’ultimo secolo. Nel 1939, alla New York World’s Fair venne presentato Elektro, un robot androide in grado di parlare ai visitatori, accompagnato da Sparko, il primo cane robot della storia. Nove anni più tardi nel 1948, l’americano W. Grey Walter sviluppò una “tartaruga” in grado di muoversi autonomamente. Dotata di sensori e due motori, esplorava l’ambiente in modo simile al vero animale.
Nel 1954, George Devol progettò il robot programmabile Unimate. Qualche anno più tardi, venne utilizzato nella catena di montaggio della General Motors e divenne, così, il primo robot a entrare in funzione come parte attiva dei robot nella rivoluzione industriale.
Nel 1979, Ichiro Kato presentò WL-9DR, il primo robot in grado di muoversi in maniera quasi dinamica: muovendo un passo ogni dieci secondi era, in quel momento, l’automa più veloce al mondo.
Gli animali, oltre all’uomo, sembrano aver avuto un ruolo centrale nell’assumere il ruolo di robot. Nel 1996, il Massachusetts Institute of Technology (MIT) realizzò il RoboTuna, un automa a forma di pesce utilizzato per studiare la fluidodinamica di alcune specie ittiche. Deposto in una sorta di “galleria dell’acqua” poteva appunto studiare come i fluidi si muovessero attorno al corpo di un pesce, variando poi le condizioni dell’acqua (profondità, corrente…) si potevano, di conseguenza, studiare il comportamento animale.
Negli anni Novanta anche i giocattoli robot diventarono sempre più sofisticati. Nel 1999, ad esempio, Sony lanciò sul mercato Aibo, un cane robotico programmato per giocare, muoversi e dormire. Nei successivi sviluppi ad Aibo fu aggiunta una funzione per consentirgli di rispondere al suo nome.
I robot oggi, nel XXI secolo
Oggi i robot sono sempre più parte integrante della vita dell’uomo, dai giocattoli robot che accompagnano i bambini e i ragazzi nel loro processo di apprendimento e crescita, ai robot nella medicina che aiutano i medici a svolgere il loro lavoro – spesso anche a chilometri di distanza, ai robot che aiutano nelle faccende domestiche. Questi sono solamente degli esempi di applicazione dei robot in diversi ambiti, ciò dimostra quanto stiano diventando importanti e quanto sia importante il loro studio sin dalla tenera età.
Studiare come nascono i robot significa anche fare storia, nonostante le diverse epoche storiche abbiamo costanti testimonianze di come l’uomo abbia sempre cercato di automatizzare certi processi.
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